Progettata e costruita da Jannini in tutti gli aspetti. Il tracciato interno al pianoforte - realizzato con incisioni al laser su lastra di plexiglass di un centimetro e illuminate da led nascosti all’interno di tutto il cordolo - parte dal pentagramma di un Notturno di Chopin le cui note lentamente si trasformano in spermatozoi che vanno a dirigersi verso le ovaie. Inoltre compaiono vari simboli, tra cui gli schemi degli intervalli armonici di quarta o quinta giusta (il circolo delle quinte con cui si è costruita la maggior parte della musica, compreso il jazz). Con questo lavoro Ernesto Jannini ha voluto tracciare il suo ‘mandala’, certamente con elementi non privi di ironia, ma con molta attenzione al valore e alla potenza della musica, ‘nascosta’ pure negli sviluppi e nei rimandi armonici delle morfogenesi del creato. Molte sono le suggestioni letterarie, filosofiche e di vita vissuta che lo hanno spinto a realizzarla.
di Ernesto Jannini
a cura di Cristina Casero
postmedia books 2021
A seguito della mostra del 2018, nella quale veniva inaugurata la sua opera site specific Dionysus' Place nel foyer del teatro Pacta di Milano, Ernesto Jannini coglie con questo libro l'occasione per fare il punto sul suo rapporto con l'arte e il teatro. L'esperienza teatrale, infatti, ha avuto una ricaduta significativa sul suo percorso artistico. L'artista si è sempre mosso tra arti visive, scrittura e teatro. Pertanto, per mettere nero su bianco ha deciso di raccogliere i vari scritti elaborati per convegni, riviste cartacee e on line, cataloghi e pamphlet di mostre personali e appunti vari. Da tutto ciò il lettore potrà scorgere le sinergie intercorse tra l'attività artistica primaria e il teatro, che Jannini ha frequentato e che frequenta, oltre alla scrittura critica, sempre puntuale e acuta, e il suo interesse per altre discipline che lo hanno portato a dialogare col pubblico, con scienziati, critici d'arte, musicisti. Si parte dagli anni Settanta per arrivare ai giorni nostri, dalle prime 'azioni poetiche' con il gruppo degli Ambulanti, alle partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e 1990, alle installazioni degli anni Novanta, ai Progetti di Guerra e performance degli anni Duemila.