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Quell'ambiguo territorio di confine
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Ernesto Jannini
di Emma Zanella

Stralci di testo

Anni 2000
Com’è possibile oggi contemplare la natura e godere dei suoi frutti senza la consapevolezza che quel microcosmo sottostante è in parte già conquistato, già svelato nelle sue intime leggi e che queste leggi che governano gli sviluppi organici e biologici possono essere, non solo, pienamente conosciute, ma anche modificate?
Qui si dà, in tutti noi, una percezione del mondo del tutto differente dal passato, poiché questa complessità non ci appare più immutabile nelle sue forme, ma potenzialmente mutabile nei suoi principi di formazione. E qui compare l’immagine dell’uomo come Demiurgo, come grande artefice e responsabile del suo destino. E questo potere, che l’uomo ha effettivamente raggiunto, condiziona profondamente il mio sentimento del mondo e acuisce in me il senso di responsabilità.

Ernesto Jannini 2006

Anni '90
L'artista è colui che abita un linguaggio simbolico e lo percorre in maniera rigorosa: egli è il garante di questa tensione spirituale. È un visionario che gode e patisce del suo immaginario, sempre pronto ad inseguire gli angeli e a volte a sospendersi su di un abisso. Si compiace del sottile piacere di vedere le cose sempre da un'altra postazione. Come naturale destino viene a trovarsi tra la pienezza dello sviluppo delle regole, auto fondate, e il bisogno di trasgredirle per non imbozzolarsi. Quindi è anche colui che vive continuamente questo dualismo del processo creativo. Fondamentalmente il suo problema è quello di far scaturire la libertà artistica (dimorare nella bellezza apollinea e dionisiaca) attraverso i limiti che la vita e i mezzi a disposizione impongono.

Ernesto Jannini 1998

Anni '80
La mente dell’artista, che io chiamo ‘sinfonica’ procede in modo del tutto differente da quelle coerenze su cui basiamo il nostro pensare e sentire ordinario, per cui un coltello rimane un coltello salvo che nelle mani dell’artista può diventare un’altra cosa, o come insegnano i Wittkover, un manico di scopa per un bambino si trasfigura in un cavallo.
Le coerenze di un principio creativo si strutturano su di una ‘logica differente’, - e questo è ormai cosa nota -; cioè su un sentire di rapporti armonici assonanti e dissonanti. Naturalmente il senso di bellezza che possiamo provare davanti ad una proposizione logica o a una formula matematica, è del tutto diversa da quel senso di armonia che proviamo al cospetto di un quadro di Tiziano o di Cézanne, ognuno dei quali esprime un grado di ‘verità relativa’.

Ernesto Jannini 1980

Anni '70
Noi Ambulanti eravamo convinti, e lo siamo tuttora sulla base dei nostri individuali percorsi, che la poesia, - da intendere come massima espressione del linguaggio artistico, in tutte le sue possibili declinazioni creative, partecipative e di gruppo -, si configuri come un elemento fondante per la comunità; nel senso che l’arte, di per sé, rappresenti un fatto politico forte, veramente dirompente, perché penetra nel cuore della coscienza potenziandola. Siamo ancora persuasi che una nuova visione, un cambio di paradigma, dovrà consentire all’uomo di inquadrare l’attuale fase di sviluppo dell'homo oeconomicus come, sì, assolutamente necessaria, ma subordinata allo sviluppo della dimensione sociale dell'homo humanus. E dunque, l’arte partecipata, anche in maniera spontanea o più strutturata, in particolare quella vissuta a diretto contatto con gli altri, concorre a questo fine.

Ernesto Jannini 2018


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