Recensioni

Salvatore Anelli - Franco Dionesalvi
Le parole valgono. Fogli atonali
Rubettino Editore. Dicembre 2017 - ISBN 9788849853742

[Exibart 10 febbraio 2018]

“La scrittura è il dipinto della voce”.
Si potrebbe partire da questo aforisma di Voltaire per riflettere sul rapporto che intercorre tra la scrittura e la pittura, in particolare quando la voce, che diventa scrittura, si fa poetica, e quindi compone ed armonizza suoni capaci di immetterci in una dimensione che va oltre l'ordinario.  Parliamo della stra-ordinaria conseguenza degli effetti della Poesia, a partire dai primi aedi e rapsodi fino ai poeti dei nostri giorni.
Il lento processo che ha portato alla nascita della scrittura (passando, come è noto, dai pittogrammi agli ideogrammi, dai logogrammi ai fonogrammi, in cui il segno corrisponde al suono, e dai segni codificati in alfabeti), è di per sé certamente una delle più alte espressioni del potere creativo della coscienza. A ben vedere i tre sostantivi che informano l'aforisma di Voltaire costituiscono il nocciolo della mai sorpassata questione della potenza creativa dell'arte nelle sue diversificate modalità d'espressione. La scrittura ha origine da rappresentazioni figurative di un oggetto o un'idea, nonché dal lento processo di stilizzazione e semplificazione delle forme. Tra scrittura e pittura c'è una promiscuità ancestrale che non volgerà mai al termine. Basti pensare a certe opere di Paul Klee in cui i “segni”di alcune composizioni pittoriche sembrano provenire da alfabeti misteriosi o altre opere dello stesso artista, ed anche di Picasso (famosa la serie litografica del toro) in cui il processo di progressiva semplificazione formale dell'animale è spinto ad una estrema sintesi pittogrammatica.
Ora, la parola che sorge dalla voce e che si fa poesia assurge anche a ricordo, a memoria, a irradiazione di valori da non perdere. Come i segni tracciati dalla mano sapiente del pittore anche “le parole valgono”, come recita il titolo dell'interessante libro realizzato a quattro mani da Salvatore Anelli (artista) e Franco Dionesalvi (poeta e scrittore) uscito per i tipi di Rubettino. Direbbe George Steiner, scrittore e saggista francese, che questi due artefici con la loro opera si apparentano ai “remembrancers”, guardiani dello spirito, di ciò che è significativo e durevole e che va custodito o criticamente analizzato. La poesia e la pittura si muovono insieme “par coeur” – per dirla ancora con Steiner - poiché quello che viene espresso con i segni e le parole diventa per noi “parte attiva della nostra consapevolezza, regola il ritmo della nostra crescita, di quella diversificazione sempre maggiore che è così vitale per la nostra identità.” Anelli e Dionesalvi alternano versi e pitture sullo sfondo di molte parole tratte dal vocabolario on line Treccani; parole come cittadino, cultura, età, generazione, lavoro, raccontare, welfare, cosmo, etica, confine, storia, vita, semi, torre di Babele, pelle dell'arte, casa, cose, codice a barra, extra large, flusso energia, città, caos, età dell'oro e dell'argento, grattacieli, flussi migratori, cimiteri umani, chiatta di salvataggio, vento di libeccio, vento di tramontana, migrazioni, energia latente, buco nero, strumenti musicali, gas di scarico, black out, memoria.
Dunque “le parole valgono tanto quanto i segni”, quest'ultimi tracciati da Salvatore Anelli con  acquerello e rapide linee in carboncino. Immagini semplici, appunti visivi che evocano il senso di una materia ferrosa, di lacerti di griglie e polveri della nostra civiltà industriale. I bellissimi versi di Dionesalvi si insinuano tra le immagini del pittore, con grazia e ironia. Un duetto musicale in cui lo sguardo profondo del poeta coglie con i suoi versi l'essenza amara della nostra civiltà in declino. Come scrive Dionesalvi “...Per fortuna le parole/non sono troppo definite,/il vento/ non si lascia domare dalla Treccani. /Così ti parla per echi/ più che per significati;/ e ti svela un vestito/ più che una persona./ Rintracciare l'indossatore poi/ è la speranza e il tormento/ che chiamiamo vita.”
La poesia dunque appartiene alla “lingua matrice e rimane preclusa alla scienza e alla filosofia...” come ha sostenuto Massimo Cacciari (lectio magistralis al teatro Parenti di Milano del 6/11/2017) “...e sfugge ad ogni determinismo.” Ci parla per echi, affiancandosi al potere evocativo della pittura con la forza dell'atto artistico come “gesto irripetibile, unico”, scrive nella prefazione Ghislain Mayaud. Quel gesto unico e irripetibile che nasce dalla volontà di stare a fronte all'abisso e alla Babele della nostra contemporaneità. Non c'è bisogno di edificare grandi cose nel mondo dell'arte, nessun effetto speciale, gigantismi o quanto altro; bastano pochi segni su un foglio di carta per richiamare a noi stessi la nostra essenza smarrita e riprovare a tracciare nuove rotte “lavorando sul bordo della compromessa ragione”(Mayaud). Si tratta di riscoprire veramente la bellezza della lingua e dei segni anche quando questi svaporano nel lento abbandono della vita. “La prima persona che vidi morire fu mia nonna./ Lei che mi raccontava le favole/ ho assistito alle sue parole che si disincagliavano/ dalle briglie dei significati/ ritornavano sillabe/ suoni/ vocalizzi folli.” (Dionesalvi)


Per contattarmi